Qual è la forma di violenza più diffusa al Mondo? – Nel rispondere a questa domanda, non poche persone si troverebbero in difficoltà. Ma la risposta è sotto il naso di tutti: è la punizione corporale, intesa come “qualsiasi punizione in cui la forza fisica è usata e destinata a causare un certo grado di dolore o disagio, per quanto leggero” (Comitato ONU per i diritti del fanciullo). Si tratta per lo più di picchiare i bambini con la mano o con un attrezzo (frusta, bastone, cintura, scarpa, cucchiaio di legno, o simili) e include anche calci, scuotimento, graffi, pizzicotti, morsi, tirare i capelli o le orecchie, ecc.
Eppure l’Articolo 19 della Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo parla chiaro, affermando che tutte le punizioni corporali violano il diritto dei bambini al rispetto della loro dignità umana e della loro integrità fisica, nonché il diritto alla salute, allo sviluppo, all’istruzione e alla libertà dalla tortura e da altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti.
Allora perché, se è vero che la Svizzera ha ratificato la Convenzione nel 1997, non è ancora stata varata una legge che vieti espressamente l’uso di punizioni corporali sui bambini?
La situazione nel resto del mondo: diamo un’occhiata – Ad oggi, sono 54 gli Stati che hanno emanato una legge che sansisce il divieto di qualsiasi punizione corporale in tutti gli ambienti, compresa la famiglia. Altri 56 Stati hanno preso l’impegno di riformare le loro leggi e di introdurre il divieto assoluto delle punizioni corporali (vedi mappa End Corporal Punishment e http://endcorporalpunishment.org/countdown/).
Indagini condotte in Paesi in cui le punizioni corporali nell’educazione sono state espressamente vietate, mostrano che una regolamentazione giuridica chiara influenza durevolmente l’atteggiamento della popolazione nei confronti di questo tipo di violenza. In Germania, ad esempio, il divieto iscritto nel Codice Civile ha determinato un cambiamento di atteggiamento percettibile e di conseguenza una netta flessione della violenza nell’educazione.
La situazione in Svizzera – Negli ultimi anni la consapevolezza della problematica della violenza è sicuramente cresciuta, ma ancora il 20% dei genitori non considera lo schiaffo come una violenza, il 30% non considera la sculacciata come violenza, il 12% non considera le botte come violenza.
La giurisprudenza conferma ancora un “diritto di correzione” da parte dei genitori, che purtroppo giustifica il pensiero quasi universale secondo cui un grado di violenza nell’educazione dei figli è accettabile e persino necessario.
La situazione è comunque paradossale: uno schiaffo tra adulti può essere perseguito penalmente, mentre non è possibile farlo con i bambini. Eppure parliamo di minori, persone con diritti e dignità pari a quelli degli adulti, ma che sono maggiormente vulnerabili e ai quali va garantita una tutela speciale. Questa disparità di trattamento a livello giuridico è inaccettabile, tanto più che anche la Costituzione Federale Svizzera all’articolo 11 afferma che “i fanciulli e gli adolescenti hanno diritto a particolare protezione della loro incolumità e del loro sviluppo”.
Consiglio Federale e Parlamento svizzeri si rifiutano a tutt’oggi di dichiarare l’inammissibilità della violenza verso i bambini e di ancorarla nella legge, quando è chiaro che occorre elimininare tutte le punizioni corporali indirizzate ai bambini in tutti gli ambienti, compresa la casa, facendo chiarezza sul fatto che nessun tipo o grado di punizione corporale è accettabile o lecito, per quanto leggero e per quanto raramente si verifichi.
In conclusione – Da solo, un divieto non porta ancora a una relazione positiva, non violenta e partecipativa con i bambini. Per raggiungere questo scopo, coloro che hanno a che fare con bambini nella vita di tutti i giorni sono chiamati a riflettere attivamente sui loro principi educativi e sui loro valori, nonché sulle loro aspettative nei confronti dei più piccoli.
Le famiglie rappresentano la migliore risorsa per la protezione contro la violenza ed è fondamentale che queste ultime dispongano di alternative educative non violente alle punizioni corporali.
Tutti – compresi i governi, i media, i politici, le agenzie educative e la società in generale – giocano un ruolo fondamentale nella diffusione e promozione del buon trattamento e dell’educazione non violenta: il loro sostegno può fare la differenza per milioni di bambini, innescando un circolo virtuoso basato sul principio della benevolenza e del rispetto.
Per contribuire alla causa, firma la petizione online: www.keine-gewalt-gegen-kinder.ch/it.
Più info su www.aspi.ch/nohittingday
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