Il futuro dell’umanità è legato alle risposte che saprà dare a una serie di emergenze planetarie. Tra queste
figura a pieno titolo la scomparsa delle specie. Per rispondere a questa emergenza, nel 1992 a Rio de
Janeiro, fu sottoscritta la Convenzione sulla diversità biologica, sottoscritta a oggi da 193 paesi. Tra questi
anche la Svizzera. Per maggiori informazioni: http://www.cbd.int
Per implementare la Convenzione, la Svizzera si è dotata di un sistema di monitoraggio della biodiversità
(http://www.biodiversitymonitoring.ch/fr/home.html ) e di una strategia
(http://www.bafu.admin.ch/biodiversitaet/10372/10395/index.html?lang=it ). Purtroppo il sito web del
monitoraggio non è ancora implementato in lingua italiana. Forse un indice dello scarso interesse cantonale
sul tema?
Anche per il Canton Ticino la conservazione della biodiversità sembrerebbe rivestire un ruolo importante. A
riguardo si consulti le pagine web dell’Ufficio natura e paesaggio
(http://www4.ti.ch/dt/dstm/sst/unp/biodiversita-natura-e-paesaggio/biodiversita-natura-e-
paesaggio/natura/biodiversita/ ) e della Sezione forestale: http://www4.ti.ch/dt/da/sf/temi/biodiversita-
nel-bosco/biodiversita-in-bosco/biodiversita-in-bosco/giornate-di-presentazione-2013/concetto-di-
biodiversita-in-bosco/ .
Anche in ambito urbano la conservazione della biodiversità riveste un ruolo importante, soprattutto in un
paese come la Svizzera dove quasi il 75% della popolazione vive negli agglomerati e la cementificazione del
territorio procede a ritmi insostenibili (ogni anno va persa una superficie paragonabile a quella del lago di
Brienz).
Sono molte le iniziative prese dai cantoni, dai comuni e dai privati per favorire la biodiversità in ambito
urbano, soprattutto in Svizzera interna. La Fondazione Natura & Economia è da tempo attiva per
promuovere progetti presso le aziende e gli spazi verdi pubblici e offrire un’adeguata consulenza. La
fondazione è attiva anche in Ticino, ma ancora poco conosciuta. Il sito web della fondazione
(http://www.natureeteconomie.ch ) è solo in tedesco e francese. Un secondo preoccupante segnale di
scarso interesse?
Siccome lo Stato è tenuto a dare il buon esempio, è lecito attendersi una sensibilità nei confronti della
biodiversità sui propri sedimi. Se poi teniamo conto anche degli aspetti economici, sempre di grande
attualità, la gestione estensiva e prossima a quella naturale degli spazi verdi si rivela decisamente meno
onerosa dei classici prati verdi, che richiedono tagli regolari e grandi quantitativi di acqua e concimi.
Stupisce pertanto vedere la sistemazione degli spazi esterni del nuovo stabile del Dipartimento del
Territorio in via Zorzi, dove la biodiversità non è certo di casa. Lo si guardi da Nord o lo si guardi da Sud è un
unico grande deserto. E non si tratta dell’unico esempio, anzi, sembrerebbe la prassi adottata dalla sezione
logistica per tutti gli stabili del Cantone; salvo lodevoli eccezioni dove l’iniziativa è venuta dal basso, come
ad esempio al Liceo 2 di Lugano, alle SM di Barbengo e il Consorzio di depurazione delle acque di Locarno e
dintorni (certificato dalla fondazione Natura & Economia).
Sulla base di queste considerazioni, i deputati dei Verdi chiedono al Consiglio di Stato:
1. Come mai la sistemazione degli spazi verdi degli stabili del Cantone non tiene in nessuna
considerazione la Convenzione sulla biodiversità e la sua implementazione a livello locale?
2. Quanto costa annualmente la gestione degli spazi verdi intensivi del nuovo stabile amministrativo 3
(compreso il consumo di acqua e di concimi)?
3. Non ritiene il Consiglio di Stato che sia urgente rivedere la gestione degli spazi verdi di proprietà del
Cantone per renderla coerente con i propri obiettivi di tutela della biodiversità e di far certificare gli
spazi dalla Fondazione Natura & Economia?
Francesco Maggi, per il gruppo dei Verdi