Le nostre capanne
Il Ticino offre agli amanti della natura e dei monti un luogo estremamente interessante grazie a vallate alpine, boschi e montagne sul quale è stata disegnata una capillare rete di sentieri. Una regione che ospita una cinquantina di vette sopra i tremila metri (ma non possiede i “famosi quattromila” che attirano le masse e riempiono le capanne) la maggior parte raggiungibili lungo itinerari che si diramano lontano dai nevai, infatti tranne l’Adula, il Basòdino ed in parte il Campo Tencia, è difficile dover utilizzare i ramponi per raggiungere le vette. Le particolarità sono gli ambienti ancora selvaggi, poco frequentati, trekking di più giorni, attraversate in quota, itinerari in valli laterali a stretto contatto con la natura, il tutto approfittando di un clima mite e stabile e non da ultimo una grandissima offerta in 3’000 km2 (2’800 km2 l’estensione del Ticino e 200 km2 del Moesano) si trovano oltre 200 possibilità di pernottamento tra rifugi e capanne. Ristori apprezzati per una gestione curata e famigliare (non come alcune capanne dell’arco alpino dove mangi in piatti di plastica che poi vengono bruciati, devi fare i turni per poter ricevere la colazione e per andare in bagno), qui da noi il guardiano ti saluta con il sorriso appena raggiungi la capanna, ti offre una tazza di te o un grappino e ti chiede da dove arrivi, dove vuoi andare e ti consiglia sull’itinerario, molti clienti ritornano ogni anno nelle capanne ticinesi perché si trovano bene.
È importante mantenere alto questo standard qualitativo, bisogna fare la differenza su questi aspetti visto che purtroppo non possiamo giocare le carte delle cime blasonate: le capanne ticinesi sono belle, riattate con gusto e dotate di diversi confort, è importante che i guardiani facciano sentire a proprio agio i clienti, anche magari in periodi di brutto tempo dove il morale è basso, oppure a fine stagione quando sono stanchi ed esauriti per aver passato un’intera estate a lavorare in capanna.
Statistiche
Nel Ticino e nel Moesano vi sono circa 75 capanne: 40 custodite e 35 non custodite. La FAT possiede 30 capanne, le cinque sezioni del CAS presenti in Ticino 11 capanne, i patriziati 22 capanne, inoltre vi sono 5 capanne private e 7 di altri enti (amici della natura, club privati, parrocchia, ecc.). Nel 2017 in Ticino i pernottamenti registrati nelle capanne sono stati circa 47’000 (21’500 per le capanne del CAS, 20’150 per le capanne della FAT, 5’000 per le altre capanne), sono essenzialmente capanne estive infatti solo una decina di capanne offrono un servizio parziale anche in inverno con un numero di pernottamenti medio (citiamo Cristallina con 500 pernottamenti, Corno Gries con 430, Basòdino con 300). Il numero di pernottamenti (parametro che si utilizza per calcolare quanto lavora una capanna) si può suddividere in queste categorie: 3 sono le capanne che superano i 3’000 pernottamenti, 4 sono le capanne che superano i 2’000 pernottamenti, 9 sono le capanne che superano i 1’000 pernottamenti, le altre si fissano sotto i mille (la capanna in Ticino più frequentata è Cadagno con 3’612 pernottamenti, in Svizzera è la Britannia sopra Saas Fee con 8’149 pernottamenti).
Questa statistica tiene conto unicamente delle notti passate in capanna, ma un altro dato importante sono i passaggi, ovvero quei visitatori che si recano in capanna unicamente per una visita giornaliera e per consumare un pasto o una bibita. I passaggi sono una parte importante per i guadagni di un guardiano.
Il fattore meteorologico influenza notevolmente i pernottamenti nelle capanne, infatti stagioni estive in cui la meteo non è delle migliori (specialmente con brutto tempo durante i fine settimana o durante l’inizio dell’autunno quando oltre Gottardo hanno le vacanze autunnali) le capanne subiscono notevoli riduzioni. Nel 2017 a livello svizzero si ha avuto una riduzione di pernottamenti rispetto all’anno precedente del 4% circa, in Ticino la riduzione è stata minima o nulla.
Le nuove capanne in Ticino
Sul territorio alpino non è possibile costruire nuove capanne, si possono unicamente riattare quelle esistenti oppure recuperare degli stabili ad uso rifugio sino ad ora adibiti ad alpeggio. La prima capanna costruita in Ticino è stata la Campo Tencia nel lontano 1912, in questi 100 anni di storia sono sorte molte altre capanne: le ultime nate sulle nostre montagne sono la Cògnora nel 2017 (aggiunta nuova cascina), la Monte Bar nel 2016 (ricostruita completamente) e la Tomeo nel 2014 (ricostruita nuova a lato del rifugio vecchio). Per il futuro sono previste nuove riattazioni: Cadlimo nel 2018, Gesero e Piansecco del 2019 e citiamo anche la ristrutturazione in data da definire della capanna Soveltra (completamente distrutta da un incendio nel 2017). Le società oltre ai fondi propri ed ai prestiti bancari usufruiscono di sussidi da parte della confederazione e del Cantone (circa 30% dell’investimento); le capanne del CAS ricevono un aiuto supplementare del CAS Centrale in cambio della parte di soldi che versano alla società madre di Berna per ogni pernottamento nelle proprie capanne.
La struttura delle capanne
La tendenza rispetto al passato è costruire capanne con meno posti letto prediligendo camere più piccole ed accoglienti, infatti tranne alcuni fine settimane estivi di bel tempo è difficile che una capanna esaurisca i propri posti (questo pensando alle capanne custodite, le capanne senza guardiano non presentano grossi problemi di sovraffollamento, oppure come le capanne della SEV posizionate sulla Via Alta della Val Verzasca, o quelle di altre società posizionate sulla Via Alta della Vallemaggia sono regolate tramite riservazioni obbligatorie da fare ai responsabili di ogni struttura).
Le principali capanne custodite del Ticino possiedono circa 40 / 50 posti letto, solo la capanna Cristallina supera i 100 posti (120), vi è poi Cadagno e Cadlimo con 80 posti, Campo Tencia e Motterascio con 70 posti, Adula UTOE, Quarnei, Scaletta e Brogoldone con circa 60 posti.
Le nuove costruzioni e le ristrutturazioni tengono in considerazione aspetti che una volta erano impensabili per una capanna: oggi è normale avere camerette piccole (magari anche alcune matrimoniali con servizi) con piumoni, avere la doccia in capanna, doppi refettori per uso “locale conferenza”, essicatoi, grandi vetrate panoramiche e terrazze esterne. Componenti importanti – che nelle ultime strutture vengono sempre più studiate e sviluppate – sono l’approvvigionamento di energia elettrica con turbine, pannelli solari con commutatori per 220V o scavi che portano la linea elettrica dal basso, la fornitura di acqua in capanna che è di vitale importanza, se non vi sono sorgenti che garantiscono una sufficiente copertura bisogna creare lunghe condotte sino alla capanna. A prova di questo capanne ristrutturate recentemente come Corno Gries, Monte Bar, Piansecco ed in parte Cristallina hanno effettuato lunghi scavi sino al fondovalle per questi collegamenti (in alcuni casi anche per portare la fognatura al piano).
Guardiani
Il lavoro del guardiano (o capannaro) non è facile: una professione a stretto contatto con la natura in un luogo fuori dal mondo con una vista stupenda, ma non vi sono molti momenti liberi per gustarsi questi ambienti. Il guardiano è il gerente di una struttura con dei turni di lavoro molto lunghi e stressanti: si alza presto la mattina per preparare le colazioni (specie se vi sono gruppi che devono effettuare itinerari che condizionano partenze quasi notturne…), dopodiché deve pulire tutta la capanna, rifare i letti, preparare le torte. A mezzogiorno ha il pranzo (anche con menù personalizzati), la sera deve preparare la cena, apparecchiare i tavoli per la colazione, gestire e riordinare le riservazioni dei giorni a seguire che arrivano per telefono ed oggi sempre più spesso per e-mail; se tutto va bene la sera tardi può coricarsi per poche ore di sonno. A questo bisogna aggiungere le manutenzioni, ed i trasferimenti (settimanali o quindicinali) al piano per acquistare viveri da trasportare in capanna in spalla o con l’elicottero. Un lavoro duro ed impegnativo, sebbene duri “solo” 4 mesi, quando si arriva a fine stagione si è esauriti e stanchi. Sono poche le capanne in Ticino che permettono di vivere di questa professione, magari 4 o 5 che superano i 2’500 pernottamenti, per le altre i guardiani devono trovare altre occupazioni per i mesi invernali quando la capanna è chiusa. In genere il guardiano incassa i pasti e le bibite mentre i pernottamenti vanno alla società proprietaria, un guardiano comunque deve sopportare dei costi importanti come lo stipendio degli aiuti (una capanna media necessita almeno di 2 o 3 aiuti), pagare i voli dell’elicottero per i rifornimenti di viveri, ecc.
Per esercitare questa professione bisogna avere facilità al contatto con gente, non lasciarsi demoralizzare da periodi di brutto tempo dove non si vede nessuno, al giorno d’oggi il gerente di una capanna deve anche essere un po’ un “tecnico di marketing”, infatti i clienti non sempre arrivano da soli ma bisogna offrire proposte di attività variegate nei dintorni quali vie ferrate, giardini di arrampicata, sentieri tematici, ecc., ma anche creare ed aggiornare siti internet, stampare prospetti, fare inserzioni su riviste specializzate: insomma deve essere un imprenditore di se stesso!
Oltre ad essere la professione “più alta” del Cantone (Cadlimo e Cristallina sono ad oltre 2’750 metri, ma anche le altre capanne sono ubicate poco sotto…) da grandi soddisfazioni: vivi la natura, hai contatto con persone legate a sani principi che amano la montagna, provi soddisfazione quando i tuoi clienti restano soddisfatti e ritornano a trovarti. Se piace la montagna, il contatto con la gente e cucinare è il posto adatto!
Gestire una capanna da parte della società
Le società quando pubblicano concorsi per cercare nuovi guardiani per una capanna ricevono molte proposte, magari da giovani ben intenzionati che pensano sia un lavoro facile in mezzo alla pace ed alla tranquillità, ma quando i neo guardiani si rendono conto che è un’attività simile alla gestione di un albergo lavorando anche diverse ore al giorno in cucina e nelle camere per riordinare, riportando guadagni modesti, rinunciano dopo una stagione.
Le società che possiedono capanne medio piccole faticano a trovare guardiani fissi per questo incaricano i soci della società che a turno per un periodo (settimane intere o fine settimana) si impegnano come guardiani, per la società è conveniente anche dal lato finanziario in quanto hanno maggiori entrate, per i volontari è l’occasione per passare un periodo diverso in montagna (attualmente 6 sono le capanne che hanno adottato questo sistema: Alzasca, Sponda, Pian di Crest, Soveltra, Albagno, Buffalora).
I rifugi
Difficile catalogare una struttura alpina come capanna o rifugio, non esistono regole precise, vi sono dei criteri quali i posti letto (almeno 10 per una capanna), se vi è un guardiano o una gestione anche parziale, se si trova su un’importante via di transito (attraversata capanna – capanna) o sulla via di accesso ad una vetta, se il proprietario della struttura si impegna a gestirla e proporla come capanna.
Nel Ticino e nel Moesano vi sono oltre 130 rifugi: sono piccole strutture, alpeggi riattati dai patriziati, bivacchi, ricoveri di emergenza, ecc. messi a disposizione ai frequentatori della montagna. Non sono custoditi e spesso sono anche chiusi e bisogna reperire le chiavi, ma per chi ama la solitudine e la tranquillità sono dei luoghi unici e fantastici: un valore aggiunto alle nostre belle montagne.
All’inizio della stagione 2018 (le capanne aprono tra metà maggio e fine giugno in base alla loro quota) abbiamo fatto un viaggio nel mondo delle capanne in Ticino, una categoria importante anche a livello turistico, grazie alla quale molte persone provenienti principalmente dalla Svizzera tedesca, ma anche dalla Germania, dall’Italia e da altri paesi, decidono di recarsi in Ticino per visitare la nostra regione. Un plauso ai guardiani (uomini e donne – attualmente vi sono diverse donne capannare!) che si impegnano a favore dei loro ospiti in strutture non sempre comode ed agevoli.
Ma anche un ringraziamento alle società che si prendono cura delle loro strutture alpine con continue visite, lavori di manutenzione, taglio e trasporto ad inizio stagione della legna per le stufe, il trasporto a valle delle coperte per il lavaggio e di altri molteplici lavori per arrivare puntuali all’apertura della capanna. Sacrifici ed impegni sicuramente non per i minimi guadagni, ma per la passione e la volontà di mettere a disposizione una capanna, un rifugio o un bivacco agli amanti della montagna.
Buona estate a tutti: guardiani, escursionisti, enti e società proprietarie delle capanne.