A volte si legge un titolo fermandosi lì o tutt’al più qualche paragrafo introduttivo chiudendo poi l’articolo pensando di aver inquadrato tutto, ma nutro troppo rispetto per chi redige questo portale informativo da limitarmi a ciò quando una tematica mi interessa. Ebbene sì, ho letto interamente l’articolo dove si portano riflessioni sulle decisioni dei Municipi di aderire alla richiesta della Valascia Immobiliare SA per un sostegno alla nuova Valascia in via fidejussoria.
Opinioni che sono, come richiesto, assolutamente da rispettare e come tali vanno accolte, nemmeno da criticarsi aggiungerei, ma ciò non toglie che un oggetto di questa valenza abbia mille sfacettature, mille sfumature, e queste vanno tutte valutate/soppesate. Personalmente ho le mie opinioni e con questo articolo vorrei esternarle a corollario di quanto proposto dal capo redattore.
Non voglio cadere nel tranello di offrire paragoni con altri club giacché mi è parso, da quanto scritto nell’articolo, che a prescindere si critica l’investimento finanziario degli enti pubblici in modo preponderante per infrastrutture sportive d’élite. Si può essere contrari, ma come principio ci può stare. Ci si dovrebbe rammaricare per quanto fatto in passato un po’ a tutti i livelli, ma, ripeto, come principio ci può stare.
Altresì io stesso, circa una quindicina di anni fa quand’ero presidente di un Fans Club biancoblù e i primi rumors della necessità di una nuova Valascia iniziavano a serpeggiare, mi espressi in modo chiaro e inequivocabile: “uno stadio nuovo solo per far giocare l’HCAP è una follia!”.
Considerato come a tutt’oggi rimango convinto delle mie parole d’allora, immagino quindi che non capirete la logica su quest’ultima affermazione e l’auspicio implicito che il nuovo stadio venga realizzato. Una delle premesse che, come detto, da sempre faccio è di realizzare un nuovo stadio solo se dietro ad esso ruoterà un progetto di rilancio economico per un’intera zona. Già anni fa, forse una decina o più, l’HCAP si fece promotore di una scuola media per sportivi d’élite dedicata agli sport invernali. Quello stesso tipo di scuola che esiste in altri cantoni, ma che venne bocciata a livello ticinese. Eppure il progetto era affascinante e, pur non rappresentando una svolta economica, avrebbe comunque permesso di innescare una scintilla che portasse qualcosa in alta Leventina. Tant’è, si giudicò non fattibile e chi scrive si inchina alla decisione politica.
Ora veniamo al discorso pista. Dietro al progetto “faraonico” di una nuova Valascia deve esserci un concetto di rilancio economico, come dicevo, che potrebbe portare (in un futuro che si spera vicino) l’insediamento di attività imprenditoriali volte a sfruttare queste opportunità. La pista di Faido, citata ad esempio nell’altro articolo, potrebbe essere vista come l’ennesima mancanza di sfruttamento delle sinergie tipiche del nostro campanilismo ticinese, ma anche un’opportunità nell’offrire un ventaglio ancor più attrattivo. Vero, non è una seconda pista come può essere considerata la Resega e la Reseghina, ma è anche indiscutibile come la vicinanza fra i due impianti, i due comuni, sia oggettiva e quindi permettere una reciproca integrazione fra le necessità del pubblico, dei club amatoriali che faticano a reperire ghiaccio, le possibili future nuove attività e, infine, il club di serie A.
Immagino a questo punto l’obbiezzione: “stiamo firmando una cambiale in bianco perché non arriveranno mai scuole hockey o quant’altro”. Giusta affermazione, ma è anche vero che se non vengono create le premesse, queste ultime mai e poi mai potranno farsi avanti. Quando si vuole destinare un pezzo del territorio a uno sviluppo imprenditoriale (industriale, high tec, turistico, ecc.) vanno realizzate le infrastruture di base che permettano di ricevere questo potenziale sviluppo. Una volta realizzate, si potranno anche cercare le aziende che andranno ad animare la zona. Con il finanziamento del progetto Valascia, la politica sta facendo questo. Certo, poi, realizzata l’opera, sarà anche compito della politica stessa andare a pungolare questo sviluppo cercando la collaborazione diretta di chi poi ha promosso questo progetto nel caso egli s’addormenti “sugli allori” del conseguimento di questo obbiettivo (la realizzazione dello stadio appunto).
In conclusione una parola sull’HCAP. Si abbia il coraggio di investire nell’alta Leventina, andando magari a ristrutturare quegli oggetti oggi fantasmi, vuoti, che sono presenti ad Ambrì e dintorni per offrirli ai giocatori. Anziché pagare locazioni fuori zona, perché non perseguire questa strada? In fondo, come si raggiunge Ambrì in poco tempo per allenarsi, vale ben anche il contrario. Qui però sto uscendo dal contesto del progetto attuale che è lo stadio e quindi torno sull’argomento. Ogni progetto deve avere il suo veicolo pubblicitario a sostegno. È inutile negarlo. L’Hockey Club Ambrì Piotta dovrà trovare gli equilibri giusti per sopravvivere e rimanere aggrappato alla massima divisione, magari con qualche risultato migliore delle ultime stagioni, se non regolare almeno estemporaneo, e, non da ultimo, dovrà tornare sulla carreggiata giusta riacquisendo il blasone da club formatore un pochino appannatosi nelle ultime stagioni.
Solo così facendo potrà essere il giusto testimonial del progetto Valascia necessario come rilancio economico della zona mediante creazione di opportunità economiche legate proprio al disco su ghiaccio. Purtroppo, a tutti gli effetti, sembra che le due cose siano inscindibili.
Come tifoso biancoblù, qualora la nuova Valascia non potesse nascere, sono cosciente che spariremo, con dignità e tutto ciò che volete. In fondo questa sarà la sorte naturale dettata dalle dure leggi dello sport moderno alle quali avremo resistito fin che si poteva. Come cittadino vedrò invece con rammarico un’occasione gettata alle ortiche per cercare di rivitalizzare una regione oramai economicamente alla deriva da troppo tempo.