L’economia svizzera è favorevole a una soluzione intelligente e sicura per il risanamento del tunnel autostradale del San Gottardo e sostiene quindi la costruzione di un secondo tubo. È il solo modo per poter mantenere l’importante collegamento stradale che permette gli scambi commerciali tra la Svizzera e l’Italia. Inoltre il Ticino non sarà isolato dal resto della Svizzera. L’economia non ammette che si dilapidino miliardi di franchi dei contribuenti per realizzare soluzioni provvisorie di trasbordo ferrovia-strada che non saranno funzionali, costeranno mol- to di più della costruzione di un secondo tunnel e implicheranno, una volta giunti al termine dei lavori di risanamento, il loro smantellamento senza apportare quindi nessun valore aggiunto.
“La sola soluzione funzionale per il risanamento del tunnel autostradale del San Gottardo è la costru- zione di un secondo tunnel” assicura Hans-Urlich Bigler, direttore dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri usam e consigliere nazionale PLR zurighese. È meno costoso costruire un secondo tubo, che potrà essere utilizzato anche per i risanamenti futuri, senza così causare spese ricorrenti. “L’economia svizzera non potrebbe tollerare, afferma Bigler, che miliardi di franchi dei contribuenti siano dilapidati per la costruzione di insufficienti stazioni di trasbordo provvisorie che, al termine dei lavori di risana- mento, necessiteranno di essere smantellate senza nessun valore aggiunto”.
“Le aziende svizzere sono tributarie del mantenimento del collegamento stradale con l’Italia, il nostro terzo partner economico in ordine di importanza. Questo mantenimento è possibile solamente co- struendo un secondo tubo”, come ha sottolineato l’imprenditore e consigliere nazionale PPD ticinese Fabio Regazzi, che ha anche aggiunto come “l’economia svizzera d’esportazione è strettamente lega- ta alla strada, è impensabile voler tagliare i suoi sbocchi commerciali più importanti”. Per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento nazionale, e quindi di tutti i consumatori della Svizzera, è fonda- mentale che i collegamenti stradali e ferroviari funzionino. “I grandi distributori, come Coop e Migros, oltre che le PMI, ci hanno messo in guardia da una sospensione del collegamento stradale” ha ricor- dato Regazzi, presidente dell’Associazione Industrie Ticinesi (AITI).
Christophe Reymond, direttore generale del Centre Patronal, ha sottolineato che le organizzazioni economiche romande fanno campagna per il secondo tunnel al San Gottardo perché la costruzione di questa galleria possa vantare di una solidarietà confederale, perché quest’opera costituisce la migliore soluzione costi/vantaggi e perché i progetti romandi legati alla strada non sono minacciati da un se- condo tunnel. “Sottolineo che i progetti romandi legati alla strada non sono minacciati da un 2° tunnel al San Gottardo, bensì dagli ecologisti (romandi) che non smettono di combattere qualsiasi progetto stradale”, ha dichiarato Reymond.
“La Svizzera e il suo importante settore turistico non possono permettersi di chiudere per molti anni un collegamento fondamentale qual è il tunnel autostradale del San Gottardo” ha dichiarato Casimir Pla- tzer, albergatore e presidente di GastroSuisse. Sarebbe particolarmente pericoloso per il Ticino e per il suo settore turistico essenzialmente fondato sulla clientela svizzera. Platzer ha inoltre messo in guardia dalle conseguenze negative del traffico di deviazione causate dalla chiusura del tunnel, traffi- co che giustamente sposterebbe i suoi itinerari attraversando le regioni svizzere legate agli sport in- vernali. “In inverno, senza un secondo tubo, non sarebbe possibile utilizzare il San Gottardo. Gli itine- rari alternativi dei passi alpini di Vallese e Grigioni vedrebbero un aumento considerevole del loro vo- lume di traffico, e tutto ciò in piena stagione durante la quale le regioni coinvolte devono lavorare per gli sport invernali”.
Il Ticino sarebbe la regione direttamente più colpita da una chiusura pluriennale del tunnel autostrada- le del San Gottardo. “Una chiusura della galleria, spegnerebbe le luci del Ticino, o almeno delle sue valli” ha messo in guardia Glauco Martinetti, presidente della Camera di commercio ticinese. Secondo uno studio della SECO, solo in Ticino potrebbero sparire fino a 630 posti di lavoro. Sarebbe ancora più importante la perdita di attrattività che ne risulterebbe per tutta la piazza economica del Cantone. “Chi investirebbe in una regione economica destinata a diventare un vicolo cieco? Senza tunnel, una grande parte del Ticino sarebbe condannata alla paralisi. Il nostro Cantone non deve essere messo in una simile situazione di isolamento. Abbiamo bisogno di un collegamento stradale al San Gottardo!”.