Gavi è un comune del basso Piemonte, in provincia di Alessandria, con circa 5 mila abitanti. Ma, allo stesso tempo, Gavi è il nome di un grande vino bianco del territorio: il Gavi a denominazione di origine controllata e garantita. Lo chiamano il “Grande Bianco Piemontese” e viene prodotto in un comprensorio territoriale di 11 comuni della provincia, Gavi compreso, delimitato tra la Liguria e la Lombardia e a soli 30 km dal mare. Viene vinificato in purezza con un’uva autoctona, l’uva Cortese, e lo si produce in 5 tipologie: Fermo, Frizzante, Spumante, Riserva e Riserva Spumante Metodo Classico
E’ un vino le cui caratteristiche possono essere così riassunte: Il colore si presenta giallo paglierino fino a raggiungere sfumature più cariche con riflessi dorati; al naso offre varie sfumature di profumi, dai fiori bianchi e odorosi alla vaniglia, dal miele di acacia alla frutta bianca e matura, dalla mandorla dolce alla pesca. Al palato risulta fresco e pieno, armonico e di grande eleganza e finezza. Nelle tipologie Riserva guadagna in ampiezza di naso, dove alla frutta subentrano interessanti aromi e in bocca è vellutato, rotondo, ricco.
Gli 11 comuni di produzione menzionati dal disciplinare sono rispettivamente: Bosio, Carrosio, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo.
In questa regione, straordinaria per la qualità e la pregevolezza dei suoi vini rossi, la presenza di un grande bianco, conferma a tutti gli effetti il profondo legame che la terra del Gavi ha sempre avuto con la Repubblica di Genova. Di fatti queste terre erano considerate dai ricchi genovesi come dimora di campagna e gli ingredienti della loro cucina, pesce, carni e verdure, ben sposavano con il vino Cortese. Questa è una terra che miscela sapientemente boschi e vigne, è una terra agricola che respira la brezza del mare, ed è terra di storie e leggende, di borghi e castelli.
La leggenda della Principessa Gavia è probabilmente quella più conosciuta e raccontata. Narra di una fanciulla innamorata di un giovane cavaliere che dovette fuggire dal padre Clodomiro, Re di Francia, contrario al suo amore. Scappando lontano dal Re raggiunse queste colline, ed essendo lei una fanciulla nobile e cortese, pare sia stata l’ispirazione per il nome del vitigno che dà origine al Gavi. Leggende a parte qui la storia, la cultura e la nobiltà la si percepisce ancora oggi anche attraverso a quella eccellenza enologica espressa appieno sia in vigna che nel bicchiere. Qui la vocazione vitivinicola ha radici profonde e lontane che risalgono a oltre 1000 anni fa. Un documento storico datato 972 e custodito nell’Archivio di Genova, menziona l’affitto di vigne e castagneti a due cittadini di Gavi direttamente dall’Arcivescovado Genovese.
Tornando alla presenza di borghi e fortificazioni risalenti ai secoli scorsi, non bisogna dimenticare che quella del Gavi DOCG è da sempre una terra di frontiera, un tempo confine geografico tra la pianura e il mare, e politico tra Obertenghi e Alemarici. A testimonianza dell’importanza di Gavi per la strategia politica e militare di Genova, ancora oggi è ben visibile il Forte costruito in diversi momenti a partire dal XII secolo. Nella sua funzione di fortezza poteva ospitare una guarnigione di 1000 soldati a difesa di queste terre.
Il grande bianco piemontese ha dunque una sua storia importante e prestigiosa così come importante e prestigioso è il suo attuale mercato internazionale. Di Gavi DOCG se ne producono circa 13 milioni di bottiglie che raggiungo 60 paesi del globo. Germania, Giappone, Svizzera, Sati Uniti, Gran Bretagna e tanti altri, l’80% della produzione è destinata alle tavole e agli intenditori del mondo.
Dal 1993 è attivo il Consorzio di Tutela e Valorizzazione del Gavi DOCG che in questi anni di lavoro è stato operativo per la qualificazione e riqualificazione della Denominazione degli 11 comuni. Un lavoro costante svolto con i produttori che ha consentito a questo territorio di essere oggi una realtà enologica ed economica di prim’ordine impegnata nelle ricerca e qualità.
I numeri degli ultimi 10 anni di lavoro parlano chiaro: + 37% di superficie vitata – da 1076 ettari a 1498, + 47% di bottiglie prodotte – da 8 a 13.600.000 milioni (segnando un +12% rispetto al 2013), + del 80% della produzione destinato all’export (dati 2014).
Sono circa 1500 gli ettari interessati dalla denominazione del Gavi DOCG, circa 440 aziende operative tra produttori, vinificatori e imbottigliatori, 5000 persone che lavorano nell’intera filiera per un totale di circa 55 mln di fatturato a distributori (on trade).
Un grande vino per una grande terra, ma anche i grandi sapori tipici che non possono mancare dove vive il piacere per le cose buone. Il Raviolo, la cui storia è legata alla famiglia Raviolo che qui aveva la sua residenza. La celebre pasta ripiena la cui ricetta viene custodita e tutelata gelosamente dall’Ordine dei cavalieri che da decenni si occupa della promozione. Il raviolo gaviese viene per tradizione preparato con carni suine e bovine, formaggio, uova scarola e borragine. La sfoglia deve essere rigorosamente sottile e si propongono ben 3 tipologie di assaggio. Lo si degusta con il locale sugo di carne, oppure nella scodella al vino o…”a culo nudo” ovvero soltanto schiumato senza alcun condimento. Poi, sempre fatti di pasta fresca, ci sono i “corzetti” e gli “stringoni” questi vengono conditi in base ai sapori stagionali: pomodoro, pesto, funghi o cacciagione in rispetto della temporalità dell’anno. E ancora: le farinate e le focacce e il tipico insaccato “testa in cassetta” preparato con la testa del maiale, la lingua, il muscolo e il cuore bovino. Per finire alla grande gli amaretti di Gavi, il cui brevetto risale al 1780 e, soltanto citando Novi Ligure, non può non balzare alla mente il celebre e squisito cioccolato. Tutte specialità da provare!
A Gavi ci sono tornato con grande piacere il 6 dicembre di quest’anno in occasione di un evento promosso dal Consorzio al fine di raccogliere fondi da destinare al Forte. Un importante annullo filatelico e la presentazione di una etichetta, proprio per il Consorzio, disegnata dal maestro giapponese Shuhei Matsuyama che ha voluto rappresentare il territorio del Gavi DOCG nella propria opera simbolo Shin-On, ovvero una sintesi visiva del “suono dell’universo”. Vengono esaltate così l’antica anima e la personalità del “Grande Bianco Piemontese” sottolineandone la vocazione internazionale, sempre attiva nell’offrire al mondo la sua identità di eccellenza italiana. Un caloroso grazie al Consorzio e al suo ufficio stampa per in dati che mi sono stati forniti per la stesura di questo articolo.
Fabrizio Salce