Oltre 60 mila frontalieri, un fisco agli stessi da parte Italiana e Svizzera estremamente favorevole, nessun ostacolo ad assumere esteri, pochi controlli sui salari, disoccupazione reale galoppante, economia in salita, turismo nel fango e cos’altro ancora? Aiuto concreto ai piccoli artigiani e ai ristoratori/imprenditori in regioni discoste nessuno. Banca Stato che festeggia il centesimo di esistenza, con bilanci in nero che spende, non è stato detto, milioni su milioni per i festeggiamenti, per la cultura e quando un giovane ha un progetto lavorativo nelle zone discoste, crea difficoltà ad arte per non concedere nessuna facilitazione creditizia. I politici che la montagna la tengono come un loro giocattolino, da estrarre solo in occasione delle campagne elettorali. Allora sono tutti vicini alla montagna intesa come zone discoste dai grandi centri urbani, ma poi ai fatti nulla di tutto ciò. Per un certo partito importante è la fibra ottica anche nelle valli, per altri tanto clamore su decisioni folli, come quella di levare l’ufficio di orientamento professionale a Biasca. Sempre dopo certi politici arrivano, con lettere sui giornali lunghissime, dove criticano questo o quella decisione, ma soluzioni concrete non ne vediamo. Se essere vicini alle valli significa denunciare decisioni avvenute che stridono con la socialità e la democrazia, se ne fa anche meno. Vorremmo invece vedere da parte dei nostri politici, che sanno in anticipo cosa accadrà, la lotta per evitare che accadrà e non la semplice denuncia dell’accaduto per farsi belli tra la popolazione rurale, in particolare nei periodi di campagna elettorale. Da anni assistiamo a questi scarni teatrini, che non portano nulla al miglioramento della qualità di vita, poi vediamo gli stessi politici votare crediti milionari per costruzioni di cattedrali nei deserti, dandoci l’immagine dello specchietto per allodole. Vorremmo che invece di spendere 50 milioni per una struttura sportiva-polivalente, questi soldi andrebbero anche a fondo perso per i commerci, gli artigiani e i ristoratori-albergatori di quelle stesse regioni, per permettere loro di rinnovare le proprie strutture/attrezzature, assumere apprendisti locali e far partire veramente quello che dovrebbe essere l’economia. Tutto il resto è papa e cicca e non porta assolutamente nulla a nessuno ! Invece notizia ultima, una campagna anti-incendio costringe questi piccoli ristoratori di valle a dover assumere costi enormi per adattarsi alle normative in breve tempo, con la conseguenza che questi stessi imprenditori non sono in grado di assumere questi costi e chiuderanno esercizi storici aperti da decenni. E’ questo l’aiuto che intendono certi signorotti della politica che si trovano a discutere nei salottini bene delle città? (ETC/RB)
Nella foto un anziano a S.Antonino all’entrata di un grande magazzino (S. Antonino non Caltanisetta!)