Si è concluso il primo Festival del cortometraggio svolto a bordo degli aeroplani della SWISS, che ha consacrato vincitore il regista francese Jean-Gabriel Périot e il suo Nos jours, absolument, doivent être illuminés.
Un film semplice e bellissimo, capace di donare forti sensazioni. E’ un film che dimostra quanto si possa comunicare senza pronunciare alcuna parola, questo il pensiero della giuria di esperti internazionali composta da Tue Steen Müller, Leslie Shatz, Egle Vertelyte, Maria Grazia Caso, Sam e Fred Guillaume.
22 minuti che cambiano la vita. Il Film di Périot è stato il più votato sia dal pubblico che dalla giuria di esperti.
«Il documentario è un prodotto che abita sia l’arte sia l’informazione ed è uno strumento che sa essere incisivo nell’offrire una visione puntuale della realtà e della società d’oggi. Molte persone non lo conoscono, non lo hanno mai avvicinato, lo immaginano come una proiezione per pochi, ma ha un enorme potenziale ed è capace di regalare grandi emozioni. Offrirlo al pubblico in veste di intrattenimento, un momento di piacere e riflessione durante un viaggio, ci è sembrata una buona idea». Spiega Francesca Scalisi, ideatrice del Festival.
Ed una buona idea lo è stata. Infatti la prima edizione di questo originalissimo festival ha visto la partecipazione di oltre 6000 viaggiatori, che hanno visionato i corti. Un Festival che ha saputo inserirsi perfettamente nella modernità e che ha trovato con originalità la via per farsi largo tra la gente, ma non solo, è divento anche luogo di sperimentazione in cui l’osservatore si fa parte del processo di analisi e restituisce, attraverso il giudizio, il voto, una peculiare visione della società globalizzata.
«Il segreto del successo del Flying Film Festival? La curiosità ha giocato sicuramente un ruolo importante, poi la qualità delle proposte in gara e la varietà dei temi trattati che trasportano lo spettatore in questo mondo nuovo, proponendo un viaggio che si racconta con sguardi differenti. Le culture si incontrano durante la visione, simbolicamente lo spettatore siede accanto al regista e unisce il suo background culturale a quello raccontato dalla storia, arricchendo l’esperienza. A differenza di quello che avviene in un ambito festivaliero classico, lo spettatore ha fatto una scelta estemporanea, non premeditata e la naturalezza dell’incontro è diventata parte integrante di un evento che è a tutti gli effetti multiculturale».
Un viaggio nel viaggio, nel quale la forma di racconto breve del cortometraggio, consente di seguire più storie, indagando l’animo umano nel suo vivere, nel suo credere, sognare, osservare. Una novità che ha riscosso il successo sperato e che con ogni probabilità sarà solo la prima edizione di una lunga serie di Festival ad alta quota.
Stiamo pronti a riallacciare le cinture per un nuovo viaggio nel magico mondo dei corti.