L’Associazione transfrontaliera italo-svizzera AmAMont per la ruralità alpina, per la montagna da vivere e per la cooperazione tra regioni e cantoni si è riunita per la sua Assemblea annuale sabato scorso nella Traversa leventinese presso la Casa Comunale di Sobrio.
Una trentina di delegati – provenienti da diverse regioni italiane, dal Canton Grigioni, dalla Prettigovia e dal Ticino – sono state accolte dalle parole di benvenuto del rappresentante del Comune di Faido Daniele Zanzi, scusato il Sindaco Roland David per un impegno professonale dell’ultimo momento, dal Direttore dell’Organizzazione Turistica del bellinzonese e Tre Valli Juri Clericetti e dal Presidente STEA (Società ticinese di economia Alpestre) Valerio Faretti. Scusata l’assenza del Presidente del Consiglio di Stato on. Claudio Zali.
L’Assemblea è stata diretta dal Presidente AmAMont, il poschiavino Avv. Dott. Plinio Pianta, che ha ricordato la precedente assemblea ticinese del 2011 a Curzùtt e che l’Associazione ha superato i dieci anni di vita.
Intercalando le sue assisi alternativamente tra Svizzera e Italia, quale testimonianza di una nuova e rinnovata visione nei confronti dell’arco alpino europeo, specialmente considerando le peculiarità sia delle nostre montagne che delle nostre valli di montagna.
Le nostre montagne, ha ricordato, non possiamo considerarle unicamente come possibilità di sfruttamento materiale, illimitato e senza scrupoli orientato al massimo profitto, ma nemmeno come un “optional” per un continuo mordi e fuggi… su e giù dalla montagna… e tantomeno quale riserva “indiana” cosiddetta incontaminata, magari a favore di grandi predatori. Il tutto come se questo fosse sufficiente a far vivere la montagna, ambiente che si apprezza veramente soltanto quando a lungo andare si è capaci di viverlo anche come prospettiva di vita.
Infatti, le nostre montagne, se considerate nella loro interezza, sono sempre state risorsa di vitalità e di creatività!
Ben sappiamo, ha continuato Pianta, nei nostri tempi del modernismo, anzi della post-modernità, anche la montagna diventa sempre più difficile da vivere, in quanto, come ben diceva il grande sociologo/critico della modernità Zygmunt Bauman (da poco scomparso), nel nostro mondo esiste sempre più una mentalità non solo fluida, ma liquida, senza alcun riferimento o orientamento, tantomeno a dei valori, in balìa a tutti i venti o burrasche d’idee contrastanti l’una con l’altra, “mentalità liquida”, che, come si può costatare, anche nelle nostre valli di montagna, non sta costruendo, ma piuttosto dissipando e distruggendo l’intera società, le relazioni, i suo legami e i rapporti interpersonali!
Pertanto in questo tempo postmoderno, proprio nelle nostre comunità di valle e sulle nostre montagne, possiamo ancora trovare comunità e gente tenace, con forti riferimenti e motivazioni, con ancora radici e valori! Persone che sono ben coscienti delle risorse di vitalità e di bellezza delle montagne che rappresentano comunque, innanzitutto, un grande dono e un privilegio! Bisogna soltanto saperle apprezzare!
Nel suo intervento ha citato un grande insospettabile scrittore indiano Pankaj Mishra, un inglese-indiano che vive a Londra, che descrive l’estrema gravità delle conseguenze ultime della postmodernità e della globalizzazione che lui definisce “disordine globalizzato”. Il New York Times (e non solo) ha definito l’ultimo libro di Pankaj Mishra “L’era della rabbia” (the Age of Anger) uno dei più importanti dell’anno 2017. In questo suo libro Mishra, descrive come gli assiomi del capitalismo, con l’autonomia individuale e l’esaltazione dell’interesse personale, hanno prodotto invece l’umiliazione di una vasta maggioranza della popolazione mondiale da parte di un piccolo gruppo di élite al potere!
Egli però indica pure come si può uscire oggi da questo circolo vizioso, superando cioè la cosiddetta “indipendenza liquida senza limiti” della modernità e postmodernità!
Mishra non fa discorsi astratti e non dà soluzioni per “intellettuali”. Da tutte le analisi, egli conclude: “…si deve riprendere il villaggio come orizzonte, un’entità reale, comunitaria, dove tutto e tutti avevano e hanno un posto e un limite”. Il Presidente Pianta si augura che AmAMont con questi incontri possa ridare nuova linfa, speranza e vita per creare nuove relazioni e rinnovata creatività sulle nostre montagne. Ripresentando il “villaggio quale orizzonte”, ricostruire i villaggi in modo globale e giacché da noi queste entità esistono, imperativamente, necessita “rivitalizzarli”!
Nel suo intervento Pianta ha poi affrontato il disagio vissuto da numerosi agricoltori, contadini, alpigiani, tanto da portarli a soventi situazioni di burnout e di stress. Situazione che hanno generato numerosi suicidi, specialmente tra giovani agricoltori. Da qui l’invito agli Uffici cantonali e federali di limitare l’eccessiva e pressante burocrazia in auge.
Terminando il Presidente Pianta ha ricordato quanto discusso l’anno scorso a Crodo, in Val d’Ossola, ossia che non possiamo illuderci di cambiare a breve tutta la montagna/tutte le montagne dell’arco alpino, ma dobbiamo prendere le distanze da concezioni intellettuali e dialettiche vetero-modernistiche che intendono salvare la montagna con megastrutture o mega-impianti, ritenendo di poterle così preservare dall’abbandono dei suoi abitanti!
Vi è poi stato l’intervento del Presidente di AmAMont Italia Gianpiero Mazzoni, che ha portato il saluto da parte dell’Italia che sostiene e intende diffondere il credo AmAMont per valorizzare le regioni di montagna e le Valli. Ha presentato l’interessante progetto Interreg AlpinAlps ERBIO, per la valorizzazione dei territori in quota che nonostante la complessità e gli insostenibili aspetti burocrati (da parte italiana), rimangono una grande opportunità per ottenere risorse economiche mirate da destinare ai territori e alle attività produttive che normalmente non trovano più sostegno negli enti locali, che considerano questi territori marginali. L’esito del finanziamento del progetto italo – svizzero ERBIO è atteso entro maggio.
Fissati i prossimi appuntamenti AmAMont: l’assemblea 2019 in Val Brembana e l’evento annuale che avrà luogo in Val Cavargna e nel Comune di Cusino il 6 e 7 ottobre p.v.. Zona, a due passi dai confini svizzeri e a monte del Lago di Lugano, alle prese con importanti problemi con i “grandi predatori”, lupo in particolare.
Terminata l’evasione all’unanimità delle trattande istituzionali, si è passati alle relazioni del prof. Luca Battaglini, professore ordinario all’Istituto Agrario dell’Università degli Studi di Torino, sul tema “Allevamenti di montagna: quali prospettive?” e del ticinese Tarcisio Cima, già Capo Ufficio cantonale delle Regioni di Montagna che ha presentato il tema “prospettiva villaggio”.
Battaglini ha presentato il concetto “perché è necessario difendere l’allevamento di montagna”: per gli aspetti zootecnici del benessere animale, la biodiversità, la qualità delle produzioni. Per la necessaria gestione del territorio con il mantenimento delle superfici pastorali. Per l’ambiente, il paesaggio e il turismo. Per gli aspetti sociali e culturali, connaturati dalla «passione», la formazione, la tradizione, la storia e l’arte.
Tarcisio Cima ha presentato la sua visione, condivisa, della necessità di ricreare la dinamica e il concetto virtuoso di “villaggio”, un piano di rilancio delle realtà periferiche, che punta sulla promozione della qualità di vita, a vantaggio di turisti, residenti e abitanti delle zone urbane. La chiave di volta sta nel recupero del patrimonio di edifici esistenti.
Proprio in Ticino le Valli, i villaggi, hanno conservato consistenza, in un modo anche un po’ sorprendente. Ciò ha contraddetto l’idea di un declino irreversibile, il pensiero delle “valli morenti”, tanto comune nel discorso politico. Se dunque queste regioni sono ancora vive e vitali, ci si deve impegnare per il futuro. Sa di essere controcorrente: per Cima, tuttavia, l’infinita tendenza all’urbanizzazione è deleteria. Perché porta a svuotare intere regioni e a creare problemi sempre più importanti nelle città stesse. A livello globale è necessario ripensare a questi fenomeni, per ritrovare un equilibrio nella distribuzione della popolazione.
Concluse le interessanti relazioni dei relatori principali il giovane contadino grigionese di Viano/Brusio Raffaele Plozza ha presentato il suo interessante iter di formazione e la sua esperienza di giovane contadino di montagna a 1300 metri con la sua azienda “I Monas”. Un connubio di allevamento e coltivazione di cereali.
Ne è seguito un interessante presentazione dei delegati presenti e un dibattito molto arricchente.
Dopo l’Assemblea il Gruppo si è trasferito a Cavagnago per la visita dell’azienda agricola e forestale Bertazzi – Barelli. Una stalla moderna gestita dalla dinamica famiglia di Daniela Barelli e Giorgio Bertazzi, unitamente con i loro figli e le loro giovani famiglie. Un bell’esempio di dinamizzazione di un villaggio e di una regione montana. Attività completata da un agriturismo di carattere famigliare, che gli ospiti AmAMont hanno potuto direttamente apprezzare.
Nella stalla Bertazzi-Barelli si è poi svolto l’aperitivo con prodotti nostrani offerto dal Comune di Faido, i formaggi offerti dalla STEA e i vini di Mezzana messi a disposizione dal lodevole Consiglio di Stato. Generosità molto apprezzata, unitamente alla OTR bellinzonese e tre valli che ha omaggiato i presenti con i prospetti della zona e un gustoso “span spezie”, specialità leventinese.
AmMAmont ringrazia per la calorosa e generosa accoglienza nella traversa leventinese che ha illustrato la giornata assembleare, conclusasi con un ottima cena all’Osteria Vittoria di Sobrio, ospiti della signora Luciana e dalla sua Collaboratrice.
Domenica visita a Airolo alla moderna stalla di Nicola Pedrini, infrastruttura e organizzazione aziendale che ha particolarmente impressionato i convenuti. Anche qui una virtuosa giovane famiglia che dà prospettive al vivere in montagna. Le giornate AmAMont si sono concluse al Caseificio del San Gottardo con una visita nell’ambito delle giornate dei “Caseifici aperti”, un dimostrazione di una “casata” tradizionale a cura di Silverio Pedrini e il pranzo ottimamamente servito.
La Leventina, La Traversa e Airolo si son fatti onore nell’ospitare le giornate assembleari dell’associazione internazionale italo-svizzera.
Redazione
Arch. Germano Mattei
V. Presidente AmAMont
AmAMont
è un’associazione transfrontaliera per la ruralità alpina, per la montagna da vivere e per la cooperazione tra regioni e cantoni.
Perchè AmAMont?
L’associazione è stata voluta per dimostrare che le aree alpine ancora oggi possono essere risorsa e riferimento vitale per la società moderna, contrastando così l’esodo dalle montagne, l’abbandono e il degrado degli alpeggi e delle valli di montagna con la relativa perdita di identità e autostia delle sue popolazioni.
AmAMont vuole essere una contro-proposta positiva al dilagante nichilismo, anonimato, consumismo.
I soggetti promotori provengono da tutto l’Arco Alpino europeo, particolarmente da Svizzera e Italia, sia persone fisiche : alpeggiatori, agronomi, ricercatori, operatori dei media, appassionati alle zone di montagna, etc., sia persone giuridiche: di diritto privato (come aziende agricole, associazioni, fondazioni) e di diritto pubblico istituzionale (come consorzi, enti forestali, comunità montane, etc.).