A metà del 1800, infatti, i lavoratori non avevano diritti: lavoravano anche 16 ore al giorno, in pessime condizioni, e spesso morivano sul luogo di lavoro (cosa che purtroppo accade ancora oggi). Il 1° maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore.
Molto e’ cambiato da allora e le conquiste sociali sono diventate la normalità, segno per cui si poteva parlare di festa dei lavoratori. Da qualche anno a questa parte, oserei dare la colpa alla pandemia e a tutto cio’ che ne consegue, la situazione sta ritornando e la tensione sociale si stà riacutizzando, tanto da non lasciare tranquilli i lavoratori. Ma questa tranquillità non appartiene neppure piu’ ad una classe padronale, che negli ultimi tempi ha sempre tenuto a favorire la reddittività a costo della socialità. Assistiamo a due fronti, che non vogliono piu’ parlarsi, a ai sindacati che non hanno piu’ capito che il tempo delle barricate e’ finito e che non sono solo i salari la causo di tutto cio’. Una classe padronale che si e’ invece issata sul piedestallo e sembra non capire che tutta la società funziona se ogni classe di appartenenza trova la giusta collocazione, tendendo al benessere di tutti . Proprio non vi e’ comprensione, e i sindacati rappresentati da sindacalisti che con ogni probabilità non hanno mai provato stare dall’altra parte, seduti sulle loro agiate poltrone con redditi da capogiro, istigano le maestranze a rivoluzionare un sistema, che fondamentalmente funziona, se solo si apponessero alcuni correttivi importanti. La lotta, a mio modesto avviso, non deve essere imperniata unicamente su aumenti di stipendio, che in realtà non compensano neppure il caro vita, risultato di avere una classe di lavoratori sempre piu’ povera con un potere di acquisto indebolito.
La politica, che proprio non si scosta dalle sue posizioni, senza neppure tentare soluzioni creative e risolutorie, dovrà iniziare a capire che i costi vanno diminuiti, prima ancora dei salari aumentati.
Basta diminuire i premi cassa malattia, con una politica sanitaria seria e rispettosa delle persone, e già si compirebbe un passo verso una giusta soluzione. Se la politica capisse come la popolazione sia in estrema difficoltà e invece di sgravare di tasse i redditi milionari, si adoperasse per migliorare il sistema fiscale, ottimizzando lei stessa i costi, con controlli veri contro gli abusi, pensiamo a disoccupazione, assistenza, invalidità, lavoro in nero, ecc. di colpo il salario sarebbe secondario e non sarebbe oggetto della contesa.
Come non capire il datore di lavoro che deve sborsar un sacco di soldi per balzelli, tasserelle, burocrazia pachidermica e via dicendo, che comporterebbe per il datore stesso risparmi importanti di risorse economiche, che potrebbero essere impiegate in egual misura per il benessere del datore di lavoro stesso e dei suoi lavoratori. Sentire parlare certi sindacalisti, con l’arroganza di avere le soluzioni, che per loro sono solo salari piu’ alti e sciopero, senza alcuna analisi del mercato del lavoro, fa capire come ogni parte in causa gioca con ideologia senza cognizione di causa e a farne le spese sono datori di lavoro e lavoratori, i quali con vedute diametralmente opposte, vorrebbero soluzioni che possano essere soddisfacenti per entrambi.
Se i sindacalisti iniziassero con molta umiltà ad aprirsi alla discussione con la classe padronale, le soluzioni potrebbero essere trovate. Certi sindacalisti che sbraitano e forse non hanno veramente mai lavorato in vita loro i un cantiere o in fabbrica, iniziassero a capire che senza una classe padronale forte e concreta non vi sarebbe lavoro per tutti, forse anche da parte padronale ci si aprirebbe a soluzioni compensative che dessero la capacità di ritornare a capire che tutti ci troviamo sulla stessa barca, ma se i rematori non remano coordinati, arriveremo preso alla guerra sociale, dunque all’impoverimento generale di una società che di suo già non e’ la panacea del benessere. Festa dei lavoratori? Ma stiamo scherzando il primo maggio ai nostri giorni e’ una giornata che acutizza le tematiche e le posizioni, distanziando sempre di più’ i due partner che dovrebbero essere uniti; padroni e lavoratori. Altrimenti eliminiamo pure questa giornata che non porta a nulla!
(ETC/rb)