Di certo non vedremo cortei inutili che servono solo ad incensare certi sindacalisti e basta. Di certo leggeremo vari comunicati dei soliti sindacalisti di solidarietà ai lavoratori. I lavoratori, quelli che alla mattina si alzavano, caldo o freddo, e si recano al lavoro con tempi lunghissimi perché chi preposto non è in grado, o non vuole, risolvere la mobilità, oggi hanno altri pensieri che sentire il cianciare di chi ha il sedere al caldo con stipendi garantiti, pandemia o non pandemia. Da questi signori vorremo sentire finalmente il tacere e che se ne stiano, se ancora un po’ di dignità ne hanno, in un angolo ed in silenzio e rinuncino a parte dei loro lauti stipendi a favore degli operai. Sarà anche solo un gesto simbolico, ma potrebbe rivalutare in parte questi signori.
Ai lavoratori serve semplicemente la sicurezza del lavoro, un lavoro dignitoso con uno stipendio altrettanto dignitoso. Il momento difficile dovrà tramutarsi in opportunità e lo Stato dovrà verificare in assoluto che alcuni datori non approfittino della situazione per creare situazioni indegne per i lavoratori. Che si cominci a favorire la manodopera residente, e se i datori non la capiscono, e parliamo di grosse imprese di regola, che vi sia una legge che obblighi loro ad agire come Dio comanda. Solo con la collaborazione tra datori di lavoro e lavoratori si potrà venire fuori da questo momentaccio, con il controllo severo dello Stato. Lasciamo perdere i proclami dei vari sindacalisti che non hanno ancora capito che il tempo delle barricate è finito e che ora si deve avviare la stagione della comprensione, della collaborazione e del buon senso. E chi sgarra sia poi lo Stato a prevedere pene severissime perché il lavoro da entrambi le angolazioni lo si intende è la massima espressione della dignità dell’uomo. (ETC/rb)
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