Comunicato stampa ricevuto da Andrea Genola , così pubblicato:
Questa foto non rappresenta la mia indole, ma l’opinione della maggioranza degli artigiani sulla LIA.
Albo anti padroncini.
Finalmente evasa la metà delle richieste: 2500 iscritti.
In questi giorni un’importante traguardo è stato raggiunto dalla legge LIA o per capirci meglio dall’albo anti padroncini. Il 2 ottobre la direttrice dell’Albo era a Varese (all’ACADEMY COME LAVORARE IN TICINO) per promuoverlo, in contemporanea, io artigiano ticinese iscritto all’Albo ero a Bellinzona presso la commissione petizioni e ricorsi a chiederne la sua abrogazione voluta da almeno altri 4602 cittadini. Ebbene, dopo 22 mesi dall’entrata in vigore dell’albo sul quale gli artigiani hanno l’obbligo di iscriversi per potere continuare a lavorare, la commissione è riuscita finalmente a iscrivere la metà dei 5000 artigiani che hanno fatto la richiesta, ma solo se si contano le iscrizioni doppie o triple per la medesima azienda.
Un successo questo come quelli millantati a scadenze regolari nella speranza di giustificare questo inutile e dispendioso strumento che presta il fianco ad abusi come quello il fare pagare il rinnovo solo ad alcuni artigiani. Soprusi possibili che la Costituzione Svizzera cerca di evitare, Costituzione che però sembra essere poco considerata per non dire indigesta al Parlamento e allo Stato Ticinese. Ma cosa è la LIA? Ebbene il 16.10.2016
un giornalista avveduto, sulla presentazione del neonato albo anti padroncini, aveva scritto
-…a Bellinzona nessuno dei relatori ha usato l’espressione “nuova legge anti- padroncini”…- almeno lui si era accorto che, in barba alla propaganda, la politica sapeva benissimo che la LIA non serviva a fermare i padroncini. La LIA in effetti è solo un generatore di burocrazia e di costi esorbitanti inutili con basi giuridiche precarie che mette in difficoltà prioritariamente l’artigiano ticinese. Ad esempio facendogli spendere, tra tasse e costi, migliaia di franchi che sommati raggiungono la cifra di tre milioni all’anno. O dando visibilità alla concorrenza estera certificandone la competenza e la correttezza che era un loro punto molto debole nei confronti delle aziende ticinesi. A sostegno di quanto detto in precedenza ricordo lo scopo di questa legge scritto nell’articolo uno aggiunto nel controprogetto poi votato, e cioè:
1º FAVORIRE LA QUALITA’ DEI LAVORI. Ad esempio, se hai una falegnameria, per iscriverti devi essere un falegname ma se i tuoi dipendenti sono tutti pizzaioli va bene. Se invece sei un commercialista e tutti i tuoi dipendenti sono falegnami non puoi iscriverti, naturalmente escluse le deroghe concesse a destra e a manca, agli italiani addirittura per “legge”.
2º MIGLIORARE LA SICUREZZA DEI LAVORATORI. Però verificando esclusivamente il pagamento delle assicurazioni prima dell’iscrizione, naturalmente escluse le numerose deroghe rilasciate, che quest’ultime siano conformi alla legge non sembra interessare nessuno.
3º PREVENIRE GLI ABUSI NELL’ESERCIZIO DELLA CONCORRENZA. Però in effetti
praticandola perché non solo le aziende confederate sono escluse dal pagamento, ma anche il rinnovo del 2017 è stato fatturato solo a un ¼ delle aziende tenute a pagarlo, inoltre tasse e costi sono uguali indipendentemente che un azienda abbia un solo dipendente o 100.
Insomma se vi è un filo conduttore nello scopo di questa legge, è il potere sproporzionato di deroga che la commissione LIA possiede, come quello di fare e disfare a piacimento e di dire falsità. Ma soprattutto, in barba all’Articolo 27. sulla libertà economica della Costituzione Elvetica, di decidere chi può o non può lavorare, senza però essere un giudice, col beneplacito del Parlamento e del Consiglio di Stato perché, nonostante le segnalazioni e i ricorsi pendenti, tutto tace.
Ora la metà dei richiedenti sono presenti sull’albo, questo risultato è stato raggiunto lavorando alacremente come scriveva la direttrice sul blog di Ticinonewes il 30.06.2017-
…oggi gli uffici sono chiusi come dice il cartello, ma siamo comunque presenti proprio per portarci avanti con il lavoro…- . Da notare che sul cartello stava scritto “chiusi per il ponte” ed era la seconda chiusura per fare i ponti in giugno.
A pochi mesi dal rinnovo per il 2018, con solo la metà delle richieste evase, colgo l’occasione per stilare (con i link di articoli e documenti a dimostrazione di quanto del nostro tempo e dei nostri soldi la legge LIA ci ha fatto sprecare) una lista di alcuni presunti successi dell’albo anti padroncini. Tengo a chiamarlo albo anti padroncini perché mi sembra un figlio rinnegato infatti nessuno lo chiama più così, neanche la sua “balia”.