Nel lontano 1966, Padre Callisto Caldelari era Superiore dei Frati Cappuccini del Canton Ticino e fu sua l’iniziativa coraggiosa di un primo intervento di trasformazione al convento del Bigorio per dare inizio ad una nuova attività come luogo per giornate di studio e corsi di formazione.
In quel periodo io facevo parte della comunità del convento di Faido e, oltre a svolgere gli impegni comunitari, i Superiori, constatando che io avevo il dono della pittura, mi diedero fiducia e mi misero a disposizione una cella, una delle più grandi, perché io la potessi usare come mio atelier di pittura.
Iniziai ad aver contatti con altri artisti pittori dentro e fuori dal Ticino e , oltre che tenermi aggiornato sull’evoluzione dell’arte di quegli anni, iniziai a ricevere i primi incarichi di una certa importanza.
Ma, nel 1966, dopo quattordici anni di permanenza a Faido, Padre Callisto venne a trovarmi un giorno e mi chiese di fare un sacrificio: di lasciare Faido e di venire al Bigorio per occuparmi del cantiere da lui voluto per i primi interventi di ristrutturazione.
Per me non fu facile esaudire questa sua richiesta, ma per obbedienza lasciai il convento di Faido che mi era divenuto molto caro e iniziai una nuova esperienza di vita al Bigorio.
Seguendo il cantiere nell’evoluzione del progetto, nacque l’intenzione, o meglio, il desiderio, di avere uno spazio all’interno del convento da poter usare come cappella e, dopo diverse discussioni, si decise di trasformare la legnaia in luogo di culto.
Mi ricordo che l’impresario Carlo Garzoni si impegnò con molta energia affinché si realizzasse questa cappella e fu lui che suggerì l’intervento di Tita Carloni come primo progettista, il quale, a sua volta, coinvolse Mario Botta lasciando a lui piena libertà di realizzazione di questo nuovo e coraggioso progetto.
Mi ricordo delle discussioni e delle proposte che si facevano a mano a mano che il progetto prendeva consistenza.

L’incontro con gli architetti e le discussioni con l’impresario mi aiutarono ad avere una conoscenza più ampia di come si deve intervenire nella ristrutturazione di un simile monumento e questo mi servì molto più tardi, dopo l’incendio del 1987, quando si dovette chiudere il convento per un anno e intervenire con un restauro totale.
Oggi, il convento del Bigorio, monumento iscritto tra i beni culturali del Canton Ticino, ha tutte le strutture necessarie per poter svolgere la sua nuova attività.
Testo di Fra Roberto e foto di Roberto Bosia / ETiCinforma.ch