Se per 20 anni abbiamo pianto, con una decrescita costante, anche in Ticino, dove si sono persi 1 mio di pernoattementi in 20 anni, ora si assiste ad una tendenza inversa. Forse vanno anche cambiati i parametri di valutazione del turismo. I pernottamenti da solo non bastano per capire come siamo messi. Se alcuni imprenditori ci hanno messo del loro, migliorando le strutture, manca sempre una strategia di paese per far si che l’incremento di turismo sia consolidato e si possa affermare che finalmente il nostro paese, Svizzera e Ticino, sono usciti dal tunnel nero. Vanno considerate alcune cose che giustificano l’incremento e che sono assolutamente indipendenti da nostre eventuali strategie globali di turismo. Egitto, Turchia, e altri paesi che negli anni passati andavano per la maggiore, per motivi di sicurezza esterna ed interna hanno subito un tracollo. Ecco spiegato in poche parole il motivo vero dell’incremento, andando a sommarsi al tempo favolosamente bello che ha invogliato la gente a spostarsi. Purtroppo poi questi incrementi vanno in solite località, mentre bisognerebbe democratizzare le località rendendole attrattive. Per renderle attrattive si necessita una strategia turistica vera e non come stiamo assistendo alla nostra incapacità di cogliere al volo questo insieme di situazioni positive. Noi abbiamo visitato molti luoghi turistici in Ticino, alcuni sovraffollati dove gli attori incapaci di offrire un valore aggiunto che si chiama accoglienza e altri, proprio nelle valli, che hanno capito come quando la gente arriva, va coccolata, perché poi domani torni ancora. Non dimentichiamoci il fattore costo; salire con le varie teleferiche sulle nostre montagne costa tantissimo, mangiare sulle nostre montagne ha un prezzo elevato, dipendente evidentemente dal nostro tenore di vita. Il turista per sobbarcarsi questi costi elevati per lui (anche per la nostra famiglia tipo) deve trovare un qualcosa in più che non trova altrove.
Ci viene da ridere, per non piangere, come alcuni uffici turistici in questo periodo estivo, di sabato e domenica sono chiusi, ci viene da piangere come il 6 agosto su una vetta ticinese, il ristorante e seggiovia chiudono alle 17’30 quando vi è ancora un sole che spacca i sassi e tanta gente in giro, ci viene da piangere quando ad un Festival di Locarno invece di chiedere soldi per costruire più Hotel non si organizzano bus navetta per far pernottare la gente nelle valli ticinesi in strutture già esistenti, ci viene da piangere quando entri in un ristorante sembra quasi dai loro fastidio, ci viene da piangere quando noi ticinesi non siamo capaci di valorizzare il nostro fantastico territorio, ci viene da piangere quando chiedi polenta e formaggi nostrani e ti servono formagelle industriali sui nostri alpi. Insomma qualcosa non funziona e se non siamo capaci tutti assieme di cogliere questo momento particolare e straordinario di eventi esterni che favoriscono il nostro turismo, domani continueremo a piangere… Quando un video di un amatore in pochi giorni ragigunge oltre 8 milioni di visualizzazioni e il nostro sito ufficiale del Turismo in un anno ne ha un paio di milioni, rendiamoci conto che qualcosa assolutamente va cambiato.
Grazie invece a chi ha strutture e opera con amore e passione; questi anche in tempi “magri” lavorano e lavorerannno comunque, ci sarà pure un motivo?
Potremmo fare nome e cognome di chi lede alla nostra immagine e di chi invece aiuta a veicolare ottimamente la nostra regione Ticino, ma non è certo questo lo scopo finale dell’articolo, ma un prendere coscienza che il turista viene da noi se trova le condizioni ideali per riposarsi e fare le tipiche attività da vacanza. Allora anche il costo diventa secondario. Non dobbiamo avere vergogna delle nostre origini contadine, anzi andiamone ferie e cavalchiamole con amore. Qui si gioca il confine labile tra successo o insuccesso.
(ETC/rb)