Quest’anno i film proiettati a Castellinaria, parlano di giovani e bambini alle prese con i limiti imposti loro dalla società o dal proprio corpo, non sempre perfetto; cosi’ come delle cose che veramente contano. Ma queste ultime non definiamole “valori”: è un termine che ha il sapore di una selezione standard, che dovrebbe essere uguale per tutti, decisa da qualcun altro… Invece le cose che contano sono quelle che davvero possono dare soddisfazione, aiutare a crescere e a misurarsi con se stessi e gli altri.
E’ il caso del film “My Skinny Sister” (nella foto, una scena del film), regia di Sanna Lenken, Svezia/Germania 2015, Concorso 6-15.
La pellicola ha per protagoniste due sorelle. La maggiore è appena entrata nell’adolescenza, mentre la piu’ piccola ha si e no dieci anni.
Le due ragazzine sono agli antipodi: bella, seria e disciplinata la prima, quanto la seconda è grassottella, non poco menefreghista e allegra.
La piu’ felice è proprio la minore: è piena di amici con i quali coltiva l’improbabile passione per gli insetti; e segue una personalissima lista di cose da “vivere” per ritenersi matura: rinuciare ad un po’ di cibo superfluo, raggiungere la sorella maggiore nei traguardi nel pattinaggio artistico e… Dichiarare il proprio amore al docente sportivo dell’altra!
La sorella maggiore invece è inseguita dallo spettro della perfezione: di essere allenata non ne ha mai abbastanza, di essere magra idem e di ritagliarsi il tempo per provare emozioni che non siano legate all’ambizione agonistica… Non parliamone. A farle velatamente ma insistentemente pressione, i genitori: con le loro aspettative e complimenti, non le lasciano in realtà vie di fuga. Il precario equilibrio finirà per infrangersi contro uno stress insopportabile, e la giovanissima “skinny” finirà per rifugiarsi inconsciamente in un mondo parallelo e pericoloso, dove fermare per sempre il tempo. Solo la piccola di casa sembra accorgersene, prima che la tragedia incomba… E non sappiamo se da quel “mondo” però ne sia piu’ uscita: il finale non ce lo svela.
Sempre per il Concorso 6-15, altro film davvero apprezzabile, “Les Oiseaux de Passage”, per la regia di Olivier Ringer, Belgio/Francia 2015.
Protagoniste due bambine e… Un pulcino di anatra.
L’amicizia fra le due non è semplice, forse piu’ a causa dell’incomprensione dei loro genitori che dell’handicap che affligge una delle due, costretta sulla sedia a rotelle dalla nascita. Le piccole non demordono e cercano di inventarsi un modo nuovo di vivere, ignorando barriere sociali, architettoniche e soprattutto i pregiudizi.
Decideranno persino di tenere con loro un pulcino sottratto ad un allevamento, che scambierà la meno fortunata per la propria mamma! Scene di una tenerezza incredibile si susseguiranno, fino a quando giungerà l’ora di insegnargli a nuotare.
Film delicato, dove la metafora dello stare a galla sarà sempre la chiave di interpretazione, ogni volta che sembrerà star per accadere l’irreparabile.
La sezione del Concorso 16-20 vede nella rassegna di quest’anno piu’ di un film che narra di “genitori per caso”, dove la vita è qualcosa che accade in mezzo alle piu’ disparate e difficili situazioni. E’ il caso, ad esempio, di “La tete haute” (accento circonflesso mancante per motivi di tastiera!) che, appena annunciato in arrivo nelle sale cinematografiche italiane, vede la regia di Emmanuelle Bercot (Francia – 2015), e l’interpretazione di una intensa Catherine Deneuve nel ruolo di una giudice per minori, che si trova a seguire il piccolo Malony fin dall’età di sei anni. Il piccolo, abbandonato dal padre, è figlio di una giovanissima madre incapace di dare un indirizzo alla propria vita, assuefatta da droghe e da sistemi educativi discutibili. Il figlio cresce cosi’ aggressivo e ribelle fin da piccolo e giunto ai 16 anni, è ormai ingestibile. Tra auto rubate ed eccessi di ogni sorta, il ragazzo pare irrecuperabile; ma la fiducia incrollabile della giudice e di un operatore di strada, consci della bontà d’animo di fondo di Malony, spingeranno verso il miracolo.
Che dire? Il finale, personalmente, non mi è piaciuto molto.
Ritengo – benchè la relazione del protagonista con una coetanea, sia parsa da subito l’unica speranza di cambiamento -, che aver fatto diventare padre a sua volta il giovane ribelle, interpretato da un Rod Paradot che molto ricorda, per tratti e talento, un esordiente Leonardo Di Caprio, sia un’imprudente svolta finale: può davvero un’altra vita arrivata casualmente alla luce risolvere quelle pre-esistenti?
Anche qui, un finale a mio avviso intriso di buonismo e dell’incapacità di concedere una diversa “illuminazione” al personaggio, non può svelarcelo.
Sempre per il Concorso 16-20, “Keeper” è un lungometraggio diretto da Guillaume Senez e prodotto quest’anno da Belgio e Francia.
In un’atmosfera decisamente molto piu’ rilassata, i due protagonisti adolescenti si scambiano effusioni e messaggi via chat. Niente di nuovo sotto il sole… In fondo, nemmeno l’imprevista gravidanza che li sorprende lo è: oggigiorno, un sacco di ragazzine sotto i 16 anni rimangono giornalmente incinte! Diversi saranno i modi nei quali l rispettive famiglie affronteranno la situazione. I primi a saperlo saranno i genitori del ragazzo. La novità non li rende certo felici, ma decideranno subito di contattare la mamma della fidanzatina, che vuole tenerlo e ha ormai superato i tre mesi di gestazione, per decidere insieme una soluzione.
Scoprono cosi’ che per la madre della ragazza, ogni mezzo sarebbe ancora lecito per sbarazzarsi dell’ingombrante problema, anche un viaggetto riparatore in Olanda potrebbe fare al caso… Tra discussioni e aggiustamenti continui di rotta, il finale sarà imprevedibile: chi terrà il nuovo nato e sarà davvero in grado di amarlo? In ogni caso, entrambi i giovani giungeranno ad una conclusione sul meglio per se stessi, dopo un percorso non scevro di amarezze.
Ancora per il Concorso 16-20, vi parlerò adesso di “Mustang”.
Diretto da Deniz Gamze Ergüven, il film è frutto di una co-produzione 2015 tra Francia, Turchia, Germania e Qatar.
Trattasi di un coraggioso lungometraggio di denuncia sulla condizione femminile. La trama si snoda in un piccolo villaggio rurale della Turchia, dove ancora vige una società nella quale il tempo pare essersi fermato. Come in una favola triste, cinque bellissime sorelle, di un’età fra i dieci e i diciassette anni, debbono fare i conti con i due severissimi nonni, che le crescono in un ambiente ostile dopo la morte dei genitori.
Nella periferia turca, la verginità per una ragazza è ancora un valore assoluto e ogni atteggiamento, seppure di gioco innocente, che veda coinvolti i due sessi, può scatenare lo scandalo e il sospetto.
I nonni comprendono che la situazione è già fin troppo fuori controllo, e prima che le nipoti rischino di rimanere nubili e sulle loro spalle a vita, corrono ai ripari, organizzando i matrimoni delle maggiori, ritenute già adulte. Il rifiuto da parte delle giovani di un marito imposto e di un matrimonio precoce, scatenerà rivolte, in una storia all’inizio intrisa di ironia e giocosità, ma poi sconfinata nel dramma e nel dolore, fino all’unica decisione possibile.
Infine, l’ultimo film per questo articolo, sempre per il Concorso 16-20:
“Non essere cattivo”, diretto dal regista Claudio Caligari (Italia 2015), che si è ispirato alle trame su giovani sbandati di periferia care a Pasolini, ed è purtroppo scomparso subito dopo la fine delle riprese, senza conoscere il destino del proprio film: è stato l’attore Valerio Mastandrea a riprenderne le sorti, producendolo e proponendolo prima fuori concorso a Venezia, e poi qui, a Castellinaria.
Ambientato nella vita di borgata romana, mette in luce esistenze fatte di espedienti per sopravvivere, di prostituzione e di spaccio e consumo di stupefacenti. Nel mezzo bambini che, con la propria innocenza e ingenuità e nel susseguirsi di imprevedibili nascite e morti, hanno qualcosa da insegnare a giovani adulti allo sbando.
Recensioni di Monica Mazzei
Addetta stampa eventi e accreditata a Castellinaria per
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